DEGUSTAZIONE CANTINA BORGOGNO


"Il 90% del Barolo viene venduto e consumato all'estero, invece è importante che i produttori girino per l’Italia e raccontino di questo vino, ancora considerato un vino per “soli intenditori” o “troppo impegnativo”. E' un peccato non apprezzare e degustare questo fantastico prodotto che la nostra terra produce."

Con questa premessa Andrea Farinetti, figlio di Oscar Farinetti, propietario della cantina Borgogno, spiega l'importanza di questo incontro tenutosi al Palace Hotel di Bari grazie all'associazione italiana sommelier, delegazione di Bari e Eataly.



INQUADRAMENTO GENERALE E STORIA...

Borgogno è l’azienda più storica del Piemonte, nasce infatti nel 1761 a Barolo, nel pieno centro della "Langa del Barolo". 



All’interno della "Langa del Barolo", troviamo 11 comuni dove è possibile produrre il Barolo, 5 comuni sulla parte destra e 5 comuni sulla parte sinistra, con al centro il comune di Barolo. La parte destra è la parte antica, nasce infatti 13 milioni di anni fa ed è caratterizzata da terreni ricchi di calcare, marna, che danno alla luce vini potenti, con grande struttura, estremamente longevi. La parte di sinistra, più giovane, nasce solo 6 milioni di anni fa, caratterizzata da terreni ricchi in sabbia che quindi danno vita a vini eleganti, profumati e comunque longevi (poiché la longevità è una caratteristica che accomuna tutti i barolo). La citta simbolo della parte destra è Serralunga D’Alba, emblema della potenza e della struttura, invece nella parte sinistra possiamo citare La Morra, simbolo di eleganza. Barolo essendo nel mezzo ha la fortuna di avere tutte le caratteristiche, potenza, eleganza, profumo ecc…,in equilibrio tra loro. 


L’Azienda Borgogno ha ben 5 cru nel comune di Barolo, che sono:

1) CANNUBI: considerato il più importante di tutti, Il Barolo per eccellenza. Infatti per tutto il mondo che vive al di fuori della zona di Barolo, soprattutto all’estero, Cannubi è sinonimo di Barolo, salvo poi scoprire che il Barolo non è Cannubi ma è molto di più e ne esistono tanti tipi. Resta comunque un cru straordinario, il terreno è sabbioso nei primi 20 cm per poi diventare calcareo e quindi Marna, riuscendo a nutrire viti che danno vini eleganti, potenti, profumati e “grassi”. 

2) FOSSATI: un cru vicino a La Morra, si ottengono qui dei vini eleganti, fini, profumati, caratterizzati da un distinto sentore di rosa

3) LISTE: il cru più antico, infatti Borgogno nel 1761 ha iniziato proprio da questo cru, nonostante la tradizione in piemonte all'epoca voleva che non si potessero produrre vini provenienti da una sola vigna, a meno che quando l'azienda iniziava a produrre vino non era in possesso di una unica vigna (il caso di Borgogno appunto), ma bisognava unire insieme più vitigni in maniera da ottenere ogni anno un buon prodotto. Con il clima di oggi invece, e grazie alla tecnica e alle conoscenze maturate negli anni è piu facile ottenere buoni vini anche da una sola vigna. Liste  ha un valore affettivo sia perchè è il primo, sia perchè il vero piemontese beve liste, un vino che ricorda molto la parte antica, ricorda Serralunga D'Alba poichè i terreni non contengono sabbia, un vino che sicuramente emoziona, un vino che Farinetti definisce un pò piu  "animale" rispetto agli altri cru.

4) CANNUBI SAN LORENZO;

5) SAN PIETRO DELLE VIOLE;

Tornando alla storia di Borgogno, ci sono delle date importanti per questa azienda a partire come già detto dal 1761 anno in cui fu fondata da Bartolomeo Borgogno. 
Nel 1861, anno dell'unità d'Italia, Giuseppe Garibaldi insieme a Vittorio Emanuele II durante la festa per l'unificazione dell'Italia bevevano Borgogno. Nel 1920 Cesare Borgogno, prende in mano l'azienda a soli 20 anni lasciando un segno importante grazie alle sue scelte e innovazioni. Fu il primo infatti a voler "dimenticare" 20.000 bottiglie di Barolo per ogni grande annata per venderle solo dopo 20 anni a partire dal 1931. E' stato il primo a conquistare il mercato americano, iniziando dall'Argentina. 
Alla morte di Cesare Borgogno (poichè non aveva figli) l'azienda passa nelle mani della nipote Ida Chiavassa e dopo 6 generazioni di Borgogno il nome cambia in Boschis (cognome del marito di Ida). 
Arriviamo quindi al 2008, anno in cui l'azienda viene acquistata dalla famiglia Farinetti, che si propone con la  filosofia del "cambiare tutto per non cambiare niente". 

UN PO' DI NUMERI...

L'azienda è composta da 38 ettari complessivi di terreno di cui 8 di bosco, molto importante ai fini del mantenimento della biodiversità del paesaggio, per mantenere viva la flora e la fauna e far si che i batteri e gli animali dannosi per la vigna vivano nei boschi, riducendo così al minimo i trattamenti.
Dei 30 ettari vitati, 11 sono di nebbiolo, 11 Barbera, 3,2 Dolcetto, quasi 1 ettaro di Fresa, 2 ettari di Riesling e 3 di Timorasso (nel tortonese, un vitigno che affonda le sue origini nel lontano 600, considerata tra le migliori uve a bacca bianca d'italia). La produzione si attesta intorno alle 250.000 bottiglie di cui 65.000 sono di Barolo.



LA FILOSOFIA DELL'AZIENDA...


Innanzitutto uva a "residuo zero", questo significa che al momento della raccolta non ci sono residui chimici all'interno dell'uva, non si utilizzano quindi concimi di sintesi, diserbanti (il lavoro è fatto tutto a mano) prediligendo solo trattamenti sostenibili. Ma questo non bastava e quindi dal 2015 Borgogno ha iniziato un'agricoltura Biologica, e addirittura nel 2016 su una sola vigna, Cannubi, si è iniziata a sperimentare una agricoltura biodinamica, facendo trattamenti a base enzimatica (scorze d'arancio e alghe unite all'acqua stimolano la pianta ad auto difendersi). Questo anche grazie ad Andrea Farinetti che finita la scuola enologica nel 2009, una volta entrato in azienda, ha voluto portare le conoscenze acquisite durante gli studi, iniziando per esempio dalla fermentazione del mosto, scegliendo di effettuare solo fermentazioni spontanee, utilizzando quindi solo lieviti indigeni provenienti dalla pruina dell'uva (operazione che rende il vino più rappresentativo del particolare terroir di origine, quindi ancora più affascinante e radicato nel territorio e nella storia del luogo). Questo è stato possibile anche grazie ai numerosi lieviti presenti in una cantina che ha piu di 300 anni. 
Dal 2013, un'altra "innovazione", la riscoperta delle vasche di cemento per la fermentazione e macerazione del mosto (invece dei rotomaceratori in acciaio), un ritorno al passato, così da preservare la storia della cantina. Una "crescita al contrario" come ama definirla Andrea Farinetti, una riscoperta della tradizione ma supportata dalle conoscenze e le capacità di oggi. Per l'affinamento solo botti grandi di rovere di Slavonia (proveniente dunque dalla foresta della Croazia, un legno che non viene tostato ma piegato con vapore acqueo e quindi non rilascia i tipici sentori terziari di tabacco, vaniglia ecc..lasciando spazio alle fragranti note fruttate). 
L'ulitizzo dell'anidride solforosa è ridotto, il limite che l'azienda si è ripromessa di non superare è il 50% del limite massimo consentito dalla legge (parliamo quindi di un massimo di 75 mg/l).

LA DEGUSTAZIONE...


L'azienda Borgogno, non è solo Barolo, ma utilizza anche altri vitigni per produrre vini altrettanto eccellenti e di qualità. 
Iniziamo con una assoluta novità, un Riesling, di certo non un vitigno che troviamo usualmente in quella zona, frutto di un lavoro portato avanti con coraggio dall'azienda. Il Riesling ha bisogno di particolari temperature, ha bisogno di freddo, ma il Riesling di Borgogno pur avendo caratteristiche più morbide (più zuccheri e meno acidi) rispetto ai normali Riesling, un colore più spostato verso il dorato piuttosto che il verdolino nonostante la giovane età, è comunque un ottimo prodotto, interessante e da riprovare tra qualche anno. Andrea racconta che questo vino nasce nel 2012, perché appunto" ERA ORA" (che è anche il nome del vino) che anche Borgogno avesse un vino bianco tra i suoi vini. 
La zona è quella di Castino, un piccolo comune dell'alta langa, 700 m sul livello del mare,  dove il vento proveniente dal mare di Genova si "incrocia" con  il vento che arriva dal Monviso creando un microclima particolare. 
Un limite sicuramente sono i terreni, diversi da quelli rocciosi che caratterizzano i riesling tedeschi ad esempio, dotati di una grandissima mineralità (intesa come una caratteristica del vitigno che si esprime attraverso un equilibrio di sapidità, acidità e freschezza e nulla a che fare con l'estrazione di minerale dal terreno da parte delle radici della vite). Come tiene a precisare Andrea Farinetti, questo riesling non va paragonato con quelli prodotti in Germania piuttosto che in Francia, ma va apprezzato per le sue caratteristiche, sicuramente diverse perché frutto di un territorio diverso, ma che comunque riesce a dare al vino complessità odorosa e una bella freschezza che lo rendono un ottimo vino, equilibrato e dotato di buona longevità.



Ha poi inizio la degustazione dei i vini rossi che l'azienda produce, partendo da un "DOLCETTO D'ALBA 2015"

Il Dolcetto, per i piemontesi, è il vino di "tutti i giorni", si presta bene ad essere bevuto a tutto pasto e al contrario di quanto il nome possa indurre a pensare, non è dolce ma anzi è caratterizzato da una nota mandorlata che lo rende quasi amarognolo nel finale. Il vino si presenta con un color rubino carico, con riflessi porpora. Al naso vengono fuori profumi di fiori e frutti rossi, fiori del sottobosco, piccoli frutti freschi. Ad un primo sorso il vino si presenta secco e con un tannino abbastanza pronunciato ma ben levigato, non spigoloso, che contrasta il tenore alcolico importante, risultando fresco e avvolgente.

Andrea Farinetti ci spiega che il Dolcetto non è un vino facile da fare e cambia molto da un annata all'altra (quelle preferite da Andrea sono la 2010, 2013 e 2015). La pianta del dolcetto soffre lo stress idrico, quindi nelle annate in cui non piove prima del raccolto tende ad acquisire note erbacee e meno fruttate, inoltre gli acini tendono a cadere facilmente dal grappolo ed è facilmente attaccabile dall'oidio, questo comporta una massima cura e attenzione durante la vendemmia.


Il terzo vino è un "FREISA 2014", il vitigno più comune in Piemonte, di derivazione francese, rappresenta quasi "il vino degli amici".
Un vino divertente che permette di accompagnare salumi, o il bollito, grazie alla sua dolcezza e facile beva. 
Ad un esame visivo il vino si presenta con una buona trasparenza, colore rosso rubino. Portando il vino al naso si avverte subito la speziatura, pepe nero, poi frutti rossi, gli odori sono abbastanza intensi. Al gusto il tannino equilibra la dolcezza. 
Pensate che la  Freisa è il primo vitigno coltivato in Piemonte (sin dal 600) ed è l'ultimo vitigno autoctono ad essere coltivato solo in questa regione. Ha quindi un importante valore storico. Andrea anche qui interviene con una curiosità raccontando che da un recente studio è emerso che la Freisa sarebbe "la madre" del Nebbiolo, che nasce grazie all'incrocio di questo vitigno con la Barbera (probabilmente). 





Con il quarto calice in degustazione, ci spostiamo sul Nebbiolo. In questo caso un "NO NAME 2012", che possiamo quasi definire un "Barolo senza nome", un vino che si avvicina al Barolo e lascia tutti avvicinarsi ad esso con più serenità e meno timore. Il fatto di non avere nome, nasce da una protesta di Oscar Farinetti contro la burocrazia che rendeva impossibile la gestione della viticoltura e Andrea Farinetti ci racconta un po la storia di questo vino:

"quando sono arrivato in azienda mi sono scontrato con i primi enti burocratici, pensate che nel mondo del vino esistono 12 enti burocratici di controllo, il che rende tutto difficile e molto lento, in Francia ne hanno tre, in Spagna uno. Quindi succede che il primo Barolo imbottigliato, un Barolo del 2005 che presentavo alla camera di degustazione nel 2010, dove si decide se quel vino ha le caratteristiche per fregiarsi della doc o della docg ed essere chiamato Barolo. Il vino viene "bocciato" perché non ritenuto tipico ed elegante come avrebbe dovuto essere e declassato a Langhe Nebbiolo. Succede però che di campioni ne avevo mandati 2, presi da due botti con stesso taglio e mentre 1 viene bocciato, l'altro è invece ritenuto tipico e quindi adatto ad essere chiamato Barolo. Ma la cosa più divertente è che il vino non viene bocciato subito definitivamente (di solito) ma può essere ripresentato dopo 60 giorni a fronte di modifiche. Ma, che cosa vuol dire modificare ? significa che devo metterci qualcosa dentro, quasi un invito a "truccarlo". La motivazione della bocciatura fu sostanzialmente dovuta al colore troppo intenso, causato molto probabilmente all'annata molto calda che favorì una maggiore estrazione di colore. Quindi piuttosto che metterlo in commercio come Langhe Nebbiolo, è nata l'idea di metterlo in commercio come NO NAME per far riflettere sulla esagerata burocrazia che affligge il mondo del vino e della agricoltura italiana"


L'uva proviene da più cru, e viene vinificata in maniera tradizionale in vasche di cemento con macerazioni più corte (15 giorni) rispetto al Barolo, per poi essere lasciato 3 anni nelle botti di rovere (1 in meno rispetto al Barolo Classico) più 1 in bottiglia.
Il colore non è il tipico colore del Barolo, è un rosso granato carico che conserva ancora qualche riflesso rubino, al naso sensazioni di frutta in confettura, note speziate e fiori che iniziano a combinarsi a formare un bouquet di profumi. In bocca il vino entra con una bella acidità in equilibrio con la morbidezza e il calore. 


   


Proseguiamo con un "BAROLO CLASSICO 2012", prodotto dall'unione dei diversi cru e vinificato nella maniera tradizionale. Ad un esame visivo si può subito notare la differenza di colore rispetto al precedente, siamo infatti di fronte ad un vino dal colore rosso granato con riflessi aranciati. Portando il vino al naso, si inizia a sentire bene la speziatura, il pepe, il cioccolato, il vino è più complesso del precedente, il frutto si sente un po' meno. Ad un esame gusto-olfattivo il tannino risulta più morbido, il vino risulta estremamente equilibrato, morbido e sapido, un vino di lunga persistenza.



Passiamo al quinto vino, un "BAROLO LISTE 2011", un vino che unisce a se 5 cru. La vendemmia si svolge la prima o la seconda decade di ottobre, con macerazioni che arrivano quasi a 90 giorni a cappello sommerso, facendo compiere al vino sia la fermentazione alcolica che malolattica permettendo alle bucce di rilasciare tutto ciò che poi servirà al vino, dal tannino, all'acidità, (per quanto riguarda il colore, con questa lunga macerazione ne perde un po' poiché dopo un certo tempo a contatto con il liquido le bucce riprendono il colore che hanno rilasciato al vino, ma la cosa interessante è che oltre a riprendersi il colore, assorbono anche le riduzioni e quindi le "puzze" che il vino può avere) ecc... Da questa lunga macerazione il vino vien fuori già pronto, morbido, elegante, profumato, con un tannino non troppo spigoloso. 
Il colore è più scarico rispetto agli altri degustati in precedenza, ma le sensazioni odorose sono ancora più complesse, sempre con rimandi a fiori, frutta matura e speziatura. In bocca poi il tannino si presenta ancora più morbido, il vino è rotondo, con una bella morbidezza ma anche fresco e sapido. Un vino che gode di una lunga longevità. 


Ci avviamo verso la fine della degustazione, è arrivato il momento forse più atteso della serata, ci apprestiamo ad assaggiare le due riserve iniziando con il "BAROLO BORGOGNO RISERVA 2003", vino che nasce dopo un'attenta selezione dei grappoli appartenenti ai cru più importanti (Cannubi, Liste e Fossati),cercando il momento giusto perché avvenga la maturazione per tutti e 3 i cru per poi farli fermentare insieme, riuscendo ad unire le qualità dei 3 cru. Il vino dopo la fermentazione e una lunga macerazione viene affinato in botte grande per almeno 6-7 anni ed un ulteriore altro anno in vasche di cemento (questo passaggio è importante perché "toglie" qualche odore fastidioso di legno che invece il vino avrebbe durante il primo anno di imbottigliamento per poi scomparire nel tempo, stabilizza il vino, aiuta gli antociani a fissarsi meglio e lo mantiene fresco) facendolo uscire sul mercato dopo 8-9 anni. 
Ci troviamo di fronte ad un vino particolare, poiché l'annata 2003 è stata un annata difficile, criticata da tutta la stampa, caratterizzata da temperature molto calde. Nonostante questo, grazie all'attento lavoro in vigna di Chiara Boschis, è venuto fuori un grande vino, che abbiamo avuto il piacere di degustare. 
Il colore è un bel rosso mattone carico (a causa della maggior estrazione di calore dovuta alle alte temperature), al naso si apre un bouquet di odori, spezie e sentori eterei primeggiano, senza nascondere però i frutti di bosco maturi, e fiori appassiti. Assaggiandolo, si percepisce subito una nota amarostica che ricorda la liquirizia, il tannino è ben presente ma molto morbido, un vino di grande carattere e di grandissima longevità.




Finiamo la degustazione con un vero capolavoro. Un "BAROLO BORGOGNO RISERVA 1982 ". Difficili da descrivere le sensazioni che questo vino può dare, ma sarebbe troppo banale lasciarvi con un "bisognerebbe provarlo per capire". 
L'aspetto non lascia sorpresi, è proprio come ci si aspetta sia un barolo che ha ormai 35 anni, di un bel rosso mattone scarico. Al naso, all'inizio il vino è poco intenso, lascia salire odori salmastri, di acciuga salata, di idrocarburi, tartufo, per poi aprirsi con il tempo e quasi sorprendentemente lasciar andare ancora odori di frutti, fragola e fiori esiccati, spezie, mostrando un bouquet infinito ed estremamente complesso. 
In bocca il vino risulta equilibrato, fine, rotondo, con ricordi di prugna e liquirizia, caratterizzato da una persistenza incredibile e ancora di una buona acidità.




Una chiusura fantastica, per questa splendida serata, una degustazione emozionante e molto interessante anche grazie all'entusiasmo e la passione mostrata da Andrea Farinetti nel raccontarci la sua azienda. E magari la prossima degustazione la faremo proprio in Piemonte, per vedere con i nostri occhi la cantina e lasciarci di nuovo incantare dalle sue storie.


Per informazioni sulla cantina potete visitare il sito internet: www.borgogno.com        

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